Prende il via su impulso della vicepresidente Gerosa il progetto integrato “Contenimento della denatalità". L’Agenzia per la Coesione sociale della Provincia autonoma di Trento ha attivato, in collaborazione e sinergia con l’Università di Trento, Fondazione Franco Demarchi, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari e Ispat. Un progetto di ricerca che si pone la finalità di formulare analisi da cui partire per elaborare possibili politiche e misure economiche che possano sostenere il contenimento della denatalità e la creazione di nuove famiglie. L’attività ha già preso avvio e proseguirà per tutto il 2025. Per questo progetto scientifico, a seguito dell’aggiornamento dell’atto di indirizzo per l’università e la ricerca, il Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Ateneo trentino ha in programma l’attivazione di una borsa di assegno di ricerca. "Ho scelto la strada dell’approccio scientifico per elaborare nuove politiche, partendo da un'analisi di dati e contesti diversi”, così la vicepresidente Gerosa.
La denatalità è in crescita, non solo in Italia ma anche in Trentino, seppure con numeri diversi, e la vicepresidente e assessore alle politiche per la famiglia e la natalità Francesca Gerosa, in sinergia con l’assessore Achille Spinelli, sta studiando nuove strategie per frenarla e invertire la curva demografica. Nella Strategia provinciale di legislatura dell’ente provinciale risulta centrale il tema della famiglia: da questa premessa, la Provincia, tramite l’Agenzia per la Coesione sociale, ha deciso di avvalersi del supporto scientifico di un team di partner, quali l’Università di Trento, Fondazione Demarchi, Apss e Ispat per un progetto di ricerca denominato “Contenimento della denatalità”.
“L’obiettivo della ricerca è raccogliere dati e informazioni che possano essere utili all'identificazione di interventi integrati, volti a sostenere e promuovere il benessere delle famiglie, la coesione sociale, i progetti di vita delle famiglie e la genitorialità – ha commentato la vicepresidente Francesca Gerosa -. Fondazione Demarchi e Università di Trento, in collaborazione e sinergia, procederanno con una intensa attività di analisi, ricerca e valutazione. Le risorse messe a disposizione della Provincia per la realizzazione del progetto serviranno anche a finanziare un assegno post-lauream di ricerca. L’attività – ha aggiunto - prevede l’analisi dei dati esistenti da fonti Ispat e da indagini e panel che verranno studiati ed effettuati ad hoc da Apss sulle condizioni collegate alla natalità in Trentino; l’analisi della letteratura socio-demografica scientifica nazionale e internazionale sul ruolo delle politiche pubbliche in relazione alla fecondità; la mappatura delle misure in essere nell’ambito delle politiche familiari e, infine, un’analisi comparata delle politiche presenti nei Paesi europei al fine di identificare le buone prassi e i modelli sviluppati, per comprendere in che modo rivedere le attuali politiche ed implementare nuove soluzioni.”
“La Giunta ha rivisto l’atto di indirizzo per l’Università e la ricerca 2023-2025 per approvare ulteriori attività di collaborazione in ambiti di particolare interesse, fra i quali vi sono le politiche a sostegno della natalità - ha dichiarato l’assessore provinciale allo sviluppo economico, lavoro, università, ricerca Achille Spinelli. Il tema della natalità – ha aggiunto – è al centro degli obiettivi della nostra strategia di legislatura ed è una delle sfide più importanti per il futuro della nostra comunità”.
Negli ultimi decenni in Italia si è assistito ad un graduale trend di decrescita demografica e all’aumento degli squilibri generazionali. I dati Istat (2021) mostrano come gran parte della riduzione della fecondità nell’ultimo decennio sia da attribuire al crollo delle nascite sotto i 35 anni, dovuta alla prolungata permanenza nella famiglia di origine, che spingono i giovani a ritardare la transizione ad una vita autonoma. L’età media di uscita dalla famiglia di origine in Italia è attorno ai 30 anni. Secondo i dati Ispat, nel 2021 i giovani tra i 25 e i 34 anni che vivono con almeno un genitore sono il 46,7%. Questa situazione è riconducibile a molteplici fattori, tra i quali: il protrarsi dei tempi di formazione, le difficoltà nell’entrare nel mondo del lavoro, la diffusa instabilità del lavoro, la necessità di doversi adattare a lavori irregolari o sottopagati e le difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni.
“Per definire delle politiche pubbliche e conseguenti interventi e misure, crediamo sia necessario un approccio analitico, scientifico, che permetta, attraverso un’attenta e competente analisi dei vari fattori e dati, oltre che delle politiche attive in altri Paesi, una valutazione a più livelli per definire delle proposte anche evolutive” - ha concluso la vicepresidente Gerosa.